Non si può. No, non si può vedere come la rabbia porta a mali estremi, come non sappiamo controllare le nostre emozioni, tirando fuori il peggio che c'è in noi. Non si può vedere un genitore buttare il proprio figlio in un lago freddo, in un giorno in cui la temperatura è sotto zero. Una madre mettere il figlio in lavatrice perché non è stato bravo. Un genitore. Mio Dio. Un genitore che è lo stesso che ti mette alla vita e che, fino a prova contraria, dovrebbe amarti e proteggerti. Sempre. Ad ogni costo.
Che male fa un qualcosa che non puoi fermare, un qualcosa che non puoi prevedere, una vita spezzata. Come brucia una lacrima sconosciuta nel sentire queste cose.
Un genitore che fa questo non ha capito il valore di una famiglia, non ha capito cosa significa essere madre e padre. Non ha capito che per quanto il coniuge ci faccia arrabbiare, volergli male, questo non dovrebbe mai ritorcersi contro al proprio bambino. Proprio. Un piccolo pezzo di noi: del nostro cuore, del nostro sangue, della nostra anima, dell'amore che gli ha dato vita.
No, non si può. Non si può restare a guardare che la giustizia faccia il suo corso.
Esiste davvero una giustizia per tutto ciò? Non credo.
Quelle persone non sono più persone, recuperarle, perché? Perché quando recuperarle non significa che loro comprendano la gravità della situazione?
Vorrei vedere quel padre di "famiglia" dentro quel lago, per minuti, ma non troppi, quanto basta per fargli capire cosa ha passato suo figlio, quella creatura innocente che gli ha preso la mano, gli ha sorriso e magari ha pensato "chissà dove mi porta il mio papà!".
Con le parole si capisce fino ad un certo punto.
Ma l'empatia, quella vera, si crea quando due persone hanno passato la stessa situazione. Per capire veramente il male che ha fatto bisogna metterlo nella condizione di capirlo sulla sua pelle.
Il dolore è unico se una persona l'ha vissuta e l'altra prova solo a immaginarla.
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